La storia del territorio del Parco risale fin dall’antichità.
Ne dànno testimonianza i ritrovamenti di statue stele, dalla Val di Magra alla Val di Vara, che legano il territorio alla Lunigiana storica. Si tratta di stele antropomorfe, scolpite nella pietra arenaria ed innalzate dalle popolazioni che abitavano la Lunigiana tra l’età del rame e l’età del ferro. Ancora d’incerta funzione, probabilmente raffiguranti idoli o antenati, resi eroicamente come guerrieri o donne nel pieno della fertilità, quello che è sicuro è che alcune di loro risalgono al III millennio a.C.
Altre tracce preistoriche in Val di Magra, ancora visibili, sono i Menhir sul Promontorio del Caprione, facenti parte del sito archeoastronomico della farfalla dorata un fenomeno che avviene in prossimità del giorno del solstizio d’estate: il sole tramontando passa attraverso uno spiraglio creato da una formazione megalitica denominata “Quadrilithon”, detto anche “Quadrilite di San Lorenzo” dal nome della località in cui si trovano, e va a proiettare su un menhir, un fascio di luce creando la forma di una farfalla dorata.
Nello stesso territorio, sembra in seguito essersi insediato il popolo del Liguri Apuani, organizzato in tribù legate tra loro da una sorta di confederazione. Questo popolo viveva sulle alture e non si spinse mai a contatto con la realtà marina della zona. Sono stati ritrovati infatti siti definiti “castellari”, luoghi posti molto in alto e atti sia alla difesa che alla pastorizia, riconducibili proprio ai Liguri Apuani.
Ad essi si lega anche la necropoli scoperta ad Ameglia (Necropoli ligure di Caffaggio), risalente al IV secolo a.C.. Gli arredi (vasellame, monili, e strumenti vari) rinvenuti, sono serviti a conoscere usi e costumi degli antichi abitanti che occupavano queste terre.
Per un riconoscimento e una valorizzazione delle coste del territorio bisognerà aspettare i Romani, in lotta con i Liguri Apuani fin dal III secolo a.C. Sarà solo tra il 180 e il 179 a.C. che gli Apuani saranno sconfitti da Roma e deportati in massa nel Sannio, come ci racconta Tito Livio.
La presenza dei Romani modificò in parte il territorio. Le aree paludose che si trovavano nell’attuale Sarzana furono bonificate, permettendo l’insediamento dei coloni.
Grande importanza ebbe la città di Luni, così bella e così impreziosita da marmi che i Normanni la confusero dal mare con Roma. L’area archeologica e il sistema museale dell’antica città di Luni, nel comune di Ortonovo, permette di visitare le antiche rovine di questa città. E’ la principale istituzione archeologica del Levante ligure per dimensioni e importanza scientifica delle sue raccolte. Attraverso un allestimento, che ha privilegiato un’impostazione di tipo tematico, è possibile seguire l’evoluzione di Luni dalla fondazione nel 177 a.C. fino all’epoca imperiale avanzata, con qualche testimonianza anche della fase altomedievale.
Abbiamo la presenza però anche di altri insediamenti romani, ad esempio le ville, e in particolare la villa romana di Bocca di Magra (Ameglia) di grande importanza archeologica. I resti di queste costruzioni fanno capire come il territorio, fiume e mare, fosse molto apprezzato dagli antichi coloni benestanti per soggiornarvi.
Dopo la caduta dell’Impero Romano e la formazione dei regni romano-barbarici (Longobardi, Bizantini, Ostrogoti e Franchi si divisero il territorio), si arriva al periodo fiorente per la nostra zona, che è quello del Medioevo. Nell’Alto Medioevo vediamo Carlo Magno dare in “gestione” alla famiglia degli Obertenghi la maggior parte del nostro territorio. Dal XII° secolo gli Obertenghi prenderanno il nome di Malaspina.
I tre principali pellegrinaggi religiosi, durante il Medioevo, erano quello verso Gerusalemme, quello verso Santiago di Compostela e quello verso la tomba di San Pietro, a Roma. Affinché quest’ultima fosse raggiungibile da tutta l’Europa centrale fu costruito un apposito fascio di strade. Tra queste vi era la Via Francigena, che partiva da Canterbury, attraversava la Francia (da cui il nome) e arrivava a Roma, passando anche per l’odierno territorio del Parco e la Lunigiana.
Sulla costa durante gli scontri tra Guelfi e Ghibellini vi furono alcuni luoghi, come Lerici, che furono contesi, fino ad arrivare al periodo delle Repubbliche Marinare, in cui il territorio fu teatro di conflitti i fra Pisa e Genova.
Grande importanza sul territorio ebbero anche i Vescovi-conti di Luni, che dovettero però cedere il passo ai Malaspina, dopo annose lotte per il potere, grazie alla presenza di Dante Alighieri che il 6 ottobre 1306 fece da garante per il trattato di pace firmato dalle parti a Castelnuovo Magra.
Quindi i Malaspina governarono i territori molto a lungo, addirittura fino all’arrivo di Napoleone nel XVII secolo.
In seguito il territorio fu suddiviso tra Granducato di Toscana, Ducato di Parma e Ducato di Modena, andando a distruggere quell’unità territoriale che aveva più o meno resistito dall’Età del Bronzo.
Bisogna fare un salto fino alla Seconda Guerra Mondiale per ritrovare il territorio protagonista di importanti avvenimenti. Grande importanza nelle sorti della nazione ebbero infatti i partigiani, protagonisti della Resistenza in queste zone di importanza cruciale, data la vicinanza della Linea Gotica. Uno dei simboli della guerra di liberazione nel territorio è rappresentato dai ruderi della Villa del Fodo o Villa Volpara, alla Rocchetta di Lerici. La villa è un edificio settecentesco tra lecci secolari e roverelle, utilizzata dai partigiani, dal novembre 1943 al settembre 1944, come sede di una tipografia clandestina per stampare migliaia di volantini e di giornali diffusi in tutta la provincia che servirono ad alimentare la lotta dei primi nuclei della Resistenza: gli scioperi del gennaio-marzo 1944 e la formazione delle bande partigiane ai monti.